"Il diario del Vampiro": gli stralci più belli



Da "Il Risveglio"

In silenzio, si diressero su per la collina verso la chiesa diroccata [...] Con il sole ormai tramontato, la temperatura era calata bruscamente, e si stava alzando il vento. Ogni folata faceva sussurrare l'erba e ondeggiare le foglie delle vecchie querce [...] La luna non era ancora sorta, e si distingueva a malapena il vecchio cimitero e, al di là, Wickery Bridge.
Il vecchio cimitero risaliva ai giorni della guerra civile, e molte lapidi portavano il nome dei soldati. Aveva un aspetto selvaggio; sulle tombe crescevano rovi ed erbacce, e l'edera si arrampicava sul granito sgretolato.
[...] Mentre si avvicinavano alla prima lapide, il cuore cominciò a batterle all'impazzata [...] Tra le folate di vento, ogni suono sembrava orribilmente amplificato; lo scricchiolio dei piedi sul sentiero coperto di foglie era assordante.
Ormai la chiesa diroccata si stagliava con la sua sagoma dietro di loro. Lo stretto sentiero proseguiva tra le lapidi coperte di licheni; molte erano più alte di Meredith.
Sono abbastanza grandi perché qualcosa ci si possa nascondere dietro, pensò Elena a disagio. Alcune pietre tombali erano di per sé spaventose, come quella con il cherubino che sembrava un bambino vero, tranne per la testa, caduta, che era stata posta con cura accanto al corpo. I grandi occhi di granito della testa erano vuoti. Elena non riusciva a distogliere lo sguardo, e il cuore cominciò a martellare [...] Bonnie stava guardando proprio il cimitero, le labbra socchiuse, gli occhi spalancati e vuoti come quelli del cherubino di pietra. La paura attanagliò Elena allo stomaco [...] "Elena", disse la voce. Non era la voce di Bonnie, ma proveniva dalla sua bocca. Pallida nell'oscurità, Bonnie stava ancora guardando il cimitero. Il viso era completamente inespressivo.
"Elena", la voce disse ancora, e aggiunse, mentre la testa di Bonnie si voltava verso di lei, "c'è qualcosa là che ti aspetta".
Elena non seppe mai con certezza cosa era successo nei minuti seguenti. Sembrava che qualcosa si muovesse tra le forme chine e scure delle lapidi, spostandosi e alzandosi fra esse. Elena e Meredith urlarono, e cominciarono a scappare, e Bonnie scappava con loro, gridando anche lei [...] "C'è qualcosa dietro di noi", strillò Bonnie. "Oddio, che sta succedendo?"
"Raggiungete il ponte", ansimò Elena con il fuoco nei polmoni. Non sapeva perché, ma sentiva che dovevano arrivare là. "Non fermarti, Bonnie! Non guardare indietro!" 


"Stefan, dovevo venire...", cominciò, ma si interruppe, perché un lampo illuminò il cielo proprio mentre la figura nell'angolo si voltava.
[...] Oh, Dio... no. La mente rifiutava di dare un senso a ciò che i suoi occhi vedevano. No. No. Non voleva guardare questo, non voleva crederci...
[...] Stefan. Stefan, così elegante nei suoi soliti vestiti, nella giacca di pelle nera con il bavero rialzato. Stefan, con i capelli scuri come le nuvole temporalesche che si agitavano dietro di lui. Stefan era stato colto in quel lampo, mezzo rivolto verso di lei, il corpo contorto in posizione bestiale, con un ringhio di furia animale sul viso.
E sangue. Quella bocca arrogante, sensibile, sensuale era sporca di sangue. Risaltava orribilmente rossa sul pallore della pelle, sul biancore dei denti scoperti. Fra le mani aveva il corpo afflosciato di una tortora, bianca come quei denti, le ali spiegate. Un'altra giaceva a terra ai suoi piedi, come un fazzoletto gualcito e gettato via.

 

Da "La Lotta": 

"Damon!"
Un vento gelido sferzò i capelli intorno al viso di Elena, quasi strappandole di dosso il leggero pullover. Foglie di quercia turbinavano tra le file di lapidi di granito e i rami degli alberi frustavano l'aria con una furia incontenibile. Elena aveva le mani gelate, le labbra e le guance intorpidite, ma rimase ferma a fronteggiare l'urlo del vento, ripetendo il suo grido.
"Damon!"
La violenza del vento era una dimostrazione del suo Potere, al solo scopo di intimidirla e costringerla a fuggire.
[...]
"Dannazione, rispondimi!", gridò alle querce che delimitavano il cimitero.
Una foglia secca, simile a una bruna mano avvizzita, le sfiorò leggermente il piede, ma non si udì alcuna risposta. Sopra di lei, il cielo era di un grigio vitreo, grigio come le lapidi che le circondavano. Elena sentì rabbia e frustrazione bruciarle la gola e si perse d'animo. Si era sbagliata. Damon non era lì dopo tutto; era sola con la furia del vento.


La bocca del giovane era fresca e asciutta quando le toccò la gola. La sua mano si chiuse a coppa dietro il suo collo e le sue labbra cercarono i due piccoli fori. Elena si impose di non tirarsi indietro quando avvertì l'acuta fitta di dolore. Poi sorrise. Prima, aveva percepito il suo straziante bisogno, la sua irresistibile fame. Ora, grazie al legame che li univa, provò soltanto gioia intensa e un senso di appagamento. Profondo appagamento, man mano che la fame veniva placata. Il suo piacere nasceva dal donare, dal sapere che stava nutrendo Stefan con la sua stessa vita. Riusciva a sentire la forza che confluiva dentro di lui.


E poi c'era qualcos'altro. Qualcosa che non proveniva dal vento, ma dall'aria stessa, o dallo spazio tutto intorno. Un senso di oppressione, di minaccia, di forza inimmaginabile. Un potere che si concentrava, si avvicinava, incombeva.
Elena si girò verso le querce.
Alcune formavano un boschetto dietro l'edificio e oltre, confondendosi con il bosco. E al di là degli alberi c'erano il fiume e il cimitero.
Laggiù c'era... qualcosa. Qualcosa... di orribile.
"No", mormorò Elena. Non riusciva a vederlo, ma lo sentiva, come una grande ombra che si sollevava per incombere su di lei, oscurando il cielo. Sentiva il male, l'odio, la furia animale. Sete di sangue. Stefan aveva usato queste parole, ma lei non le aveva capite. Ora percepiva questa sete di sangue... concentrata su di lei.



Da: "la Furia":

Elena entrò nella radura.
Sotto i suoi piedi, frammenti di foglie autunnali gelavano nella fanghiglia mista a neve. Era il crepuscolo, e anche se la furia della tempesta stava scemando, l'aria nel bosco era sempre più gelida. Elena non sentiva il freddo. [...]

Ma era piacevole trovarsi lì fra le braccia di Stefan, anche se erano costretti a restare fuori dalla neve. Il respiro di Stefan era caldo quando lui le baciò la nuca e lei non avvertì più alcuna resistenza nel corpo del ragazzo.
Neanche fame, o almeno non del tipo che percepiva di solito quando erano così vicini. Adesso che anche lei era una predatrice, il bisogno era differente, era un bisogno di sentirsi uniti piuttosto che di nutrirsi.
(...)
"Ti amo", le sussurrò Stefan sul collo, ed Elena lo strinse più forte a sé. Ora capì perché Stefan aveva avuto paura di dirlo per così tanto tempo. Quando il pensiero del domani ti sgomenta, è difficile prendere un impegno. Perché non vuoi trascinare qualcun altro nel baratro insieme a te.

Da "la Messa Nera":

E alla fine, Stefan aveva scoperto che era quel che desiderava. Voleva che Elena lo vedesse privo di difese, senza alcuna protezione. Voleva che lo conoscesse per quel che era.
Terrificante? Sì. Quando lei aveva finalmente scoperto il suo segreto, quando lo aveva sorpreso a nutrirsi del sangue di un uccello, si era tirato indietro per la vergogna. Era sicuro che avrebbe distolto lo sguardo dalla sua bocca insanguinata, con orrore. Con disgusto.
Ma quella sera, quando la guardò negli occhi, vi lesse comprensione. Perdono. Amore.
Il suo amore lo aveva guarito.
E fu allora che Stefan capì che non avrebbero mai potuto vivere lontani l'uno dall'altra.
Riemersero altri ricordi, e il giovane vi si aggrappò, anche se il dolore lo lacerava come artigli nella carne viva. Sensazioni. Il corpo di Elena contro il suo, abbandonato fra le sue braccia. I suoi capelli che gli sfioravano la guancia, leggeri come ali di farfalla. La curva delle sue labbra, il loro sapore. L'intenso, incredibile blu dei suoi occhi.
Tutto perduto. Tutto irraggiungibile, per sempre.
  

C'era qualcosa che nasceva dentro Damon, e ispirava puro terrore a una mente umana. Una sensazione di pericolo che Matt sentiva scorrere nelle vene, e gli diceva di tentare in ogni modo la fuga.
(...) Matt ripensò ad Elena. La prima volta che lei aveva bevuto il suo sangue era terrorizzato, e già la paura in sé era stata spiacevole. Ma allora si era prestato spontaneamente. Cosa avrebbe provato se fosse accaduto contro la sua volontà?


Lentamente, con infinita delicatezza, chiuse la mano su quella di lei, intrecciando le dita alle sue, com'era naturale che fosse. Sollevò l'altra mano a sfiorarle il viso.
A quel tocco, Elena chiuse gli occhi, posando la guancia nell'incavo della mano di Stefan. Il ragazzo sentì la mano bagnarsi di lacrime ed ebbe voglia di sorridere. Lacrime di sogno. Ma erano reali, lei era reale.
Elena.
Provò un senso di struggente dolcezza. Asciugarle le lacrime con una carezza fu una gioia talmente intensa da risultare dolorosa.
(...) Continuarono a baciarsi, piangendo. Adesso le esili braccia di Elena erano intorno al collo di Stefan, e ogni millimetro del suo corpo aderiva a quello del giovane, come se non fosse mai appartenuta a nessun altro. Stefan sentì il sale delle lacrime di Elena sulle proprie labbra e un'altra ondata di tenerezza lo sommerse.



Da  "il Ritorno"

Non c'era più tempo o ragione per pensare. Elena si stava sciogliendo tra le sue braccia, i suoi capelli sotto le dita di lui erano di una morbidezza quasi liquida. Mentalmente, si erano già fusi l'uno nell'altra. Il dolore nei suoi canini aveva, alla fine, prodotto l'inevitabile risultato: i denti si erano allungati e affilati; il contatto con il labbro inferiore di Elena generò un vivace guizzo di piacere-dolore, che lo lasciò quasi senza fiato.
Ed Elena fece qualcosa che non aveva mai fatto prima. Con delicatezza e cautela, prese uno dei lunghi denti di Stefan tra le labbra. E sempre delicatamente, lo tenne stretto.
Il mondo intero turbinò attorno a Stefan.
Fu solo per l'amore che aveva per lei, e per le loro menti così unite, che non affondò i denti penetrandole il labbro. Ancestrali istinti da vampiro, che non sarebbero mai stati placati, gli urlavano di farlo.
(...) senza che lui avesse fatto nulla, avevano tagliato il turgido labbro inferiore di Elena. Il sangue gli gocciolava lentamente nella gola. (...) Quando quel piccolo dolore si trasformò in piacere, Stefan sentì che anche Elena era felice, perché era legata a lui, e perché apparteneva a una delle più rare specie di esseri umani: godeva nel nutrire un vampiro, amava la sensazione di saziarlo, di sapere che aveva bisogno di lei.


Lui sentì che la sua bocca era calda, calda contro la carne del suo collo, e la sentì fremere forte, e provò l'inebriante sensazione di sentirsi succhiare il sangue da colei che amava, Avrebbe voluto riversare il suo intero essere al cospetto di Elena, darle tutto quello che era, o che mai sarebbe stato. E sapeva che era così che lei si era sentita, quando gli aveva lasciato bere il suo sangue. Era quello il legame sacro che li univa.
Aveva la sensazione che fossero stati amanti sin dall'inizio dell'universo, sin dalla prima alba della prima stella a rompere le tenebre. Era qualcosa di molto primitivo, di profondamente radicato nella sua anima.    


Da  "Scende la Notte"

 "Ora poteva sentirlo, persino sopra il proprio respiro affannoso e il martellare che aveva nelle orecchie. Era il suono di un insetto, non un ronzio eppure un suono che il suo cervello registrava come di insetto. (...) Con quell'unica occhiata, aveva visto chiaramente un'intera massa grigia di quei tentacoli, tutti con una testa alla fine... e ogni testa aveva una bocca aperta piena di denti bianchi e affilati. Cercò in tutti i modi di accendere la torcia. Stava calando la notte, e non aveva idea di quanto potesse mancare al sorgere della luna. Tutto ciò che sapeva era che gli alberi sembravano rendere tutto più scuro, e che inseguivano lei e Meredith."


"Le cose si allungavano verso di lei, viticci fibrosi le afferravano la caviglia, dove più le doleva. Ed era pura agonia cercare di strapparsi con le dita quelle radici spesse, coperte di linfa e urticanti. Sono terrorizzata, pensò, esprimendo a parole, alla fine, quelle che erano state le sue sensazioni da quando si era addentrata nelle tenebre dell'Old Wood. Era umida di rugiada e sudore, i capelli bagnati come se fosse stata sotto la pioggia. Era così buio!"


"Stefan, prendi il mio sangue adesso... prendilo!"
Cercò disperatamente qualcosa con cui tagliarsi. Stefan poteva aver bisogno della forza di lei; non importava quanta ne avesse presa Damon, Elena ne avrebbe avuta abbastanza per Stefan. Se questo l'avesse uccisa, sarebbe stata contenta lo stesso. Era felice, ora, che nella tomba Damon l'avesse persuasa a prendere il suo sangue."


"Bonnie sapeva che sarebbe morta. Ne aveva avuto una chiara premonizione proprio prima che quelle cose - gli alberi che si muovevano come esseri umani, con le loro orribili facce e le grosse braccia nodose - circondassero il gruppetto di umani nell'Old Wood. Aveva sentito l'ululato di un cane, si era girata e ne aveva colto una fugace apparizione alla luce della sua torcia. I cani avevano una lunga storia nella famiglia di Bonnie: quando uno di loro ululava, era segno che la morte ben presto avrebbe fatto visita."




 

Da  "L'Anima Nera"

  "Il tempo si fermò. Elena si trovò istintivamente a cercare i ricordi di colui che la baciava in quel modo. Non aveva mai apprezzato davvero un bacio finché non era morta, diventando uno spirito, ed era tornata poi sulla terra con un'aura che rivelava i significati nascosti dei pensieri delle altre persone, delle parole, e persino dei loro ricordi e delle loro anime. Era come aver ricevuto un bellissimo, nuovo senso. Quando due auree si fondevano così profondamente, le anime giacevano nude l'una accanto all'altra."


"Era così delicato, ma anche feroce nel suo amore per lei. Aveva giurato di non uccidere, ma avrebbe ucciso per salvarla. Era la cosa più preziosa al mondo per lui... Ogni sacrificio sarebbe valso la pena, se lei era libera e al sicuro. La sua vita non significava nulla senza di lei, così l'avrebbe sacrificata volentieri, ridendo e mandandole un bacio con la mano col suo ultimo respiro."


"Senza tentare di influenzarla, stava spiegando le grandi, morbide ali nere intorno a lei, così da non lasciarle nessun posto dove scappare. Elena si sentì sul punto di svenire per l'intensità della passione scoppiata fra di loro. Come gesto finale, non di rifiuto, ma di invito, gettò indietro la testa, offrendogli la sua gola nuda, e lasciando che lui la assaporasse a lungo. E come se grandi campane di cristallo stessero suonando in lontananza, sentì il tripudio di lui per la sua volontaria resa alle tenebre di velluto che la sopraffacevano. Non sentì nemmeno i denti che penetravano la sua pelle e reclamavano il suo sangue. Prima che accadesse, vide le stelle. E poi l'universo fu inghiottito dagli occhi scuri di Damon."



Da "L'Ombra del Male"

Se continuo così, se mi lascio annientare da questo dolore, diventerò un minuscolo pulviscolo nello spazio. Verrò schiacciata fino a scomparire... e sarà sempre meglio dello strazio che provo per la sua assenza (...) L'unica cosa che ebbe tempo di vedere fu Stefan, smagrito e sorridente nel sonno, poi precipitò su di lui, lo attraversò, e ancora in lacrime, si scostò, leggera come una piuma, mentre lui si svegliava.

Da "Mezzanotte"

"Non posso baciarla di nuovo. Non posso. Dimostro una debolezza umana se mi lascio influenzare così da lei. Lei non capisce cosa vuole dire essere così giovane e così incredibilmente bella. Un giorno o l'altro lo imparerà. In realtà, potrei insegnarglielo io adesso."
Come se potesse sentirlo, Elena chiuse gli occhi. Lasciò cadere indietro la testa e all'improvviso Damon si ritrovò a sostenere il suo peso. Si era abbandonata a lui, perdendo ogni controllo di se stessa, dimostrando che, nonostante tutto, si fidava ancora di lui e che ancora... Ancora lo amava. Lui stesso non sapeva cosa avesse intenzione di fare mentre si chinava su di lei. Era affamato. La fame lo straziava come gli artigli di un lupo. Lo faceva sentire stordito, confuso, fuori controllo. In mezzo millennio di vita aveva imparato a credere che l'unica cosa che potesse mitigare  la fame fosse la fontana cremisi di un'arteria tagliata. Alcune voci oscure, che forse provenivano dalla stessa Corte Infernale, gli sussurravano che poteva fare quello che facevano alcuni vampiri: squarciare una gola come un lupo mannaro. La carne calda poteva mitigare la fame di un umano. Cosa avrebbe fatto così vicino alle labbra di Elena e alla sua gola sanguinante?

Elena lo baciò volentieri: era così felice che lui volesse aspettare. Il bacio era caldo e consolante, e non fece caso al leggero sapore di ruggine (...) Stefan la strinse forte fra le braccia e non aspettò nemmeno che lei si tirasse un po' indietro prima di prendere il suo labbro inferiore fra i denti e... morderlo con tutte le forze. (...) Stefan le aveva procurato due piccole ferite. Il sangue sgorgava a fiotti dalle sue labbra e, a diretto contatto con le ferite meno serie di Stefan, cominciò a scorrere nella labbra di lui, mescolandosi al suo flusso sanguigno. E la stessa cosa accadde con il sangue di Stefan; una piccola quantità, ricca di potere, fluì nelle vene di Elena.
Lo scambio non fu perfetto. Una goccia di sangue si gonfiò e si fermò luccicante sulle labbra di Elena. Ma in quel momento non aveva la minima importanza. Un istante dopo la goccia cadde nella bocca di Stefan e lei percepì il potere puro e sconcertante del suo amore per lei.

Da: "L'Alba"



"Oh, no. Tu hai lottato senza sosta. Non ho mai visto un umano combattere con tanto impegno. Ma anche mentre lottavi, sentivi il richiamo del mio cuore. Prova a negarlo. [...] domani potremmo essere morti", disse in tono inespressivo. "Voglio che tu sappia quello che provo per te prima che uno di noi due muoia."

"Per Elena era già passato quando lui l'aveva assorbito dentro di sé, proteggendola. "Grazie", sussurrò, rendendosi conto all'improvviso di essere avvinghiata a lui, folle di terrore perché credeva di essere in punto di morte. O che lui stesse morendo. [...] Quando le loro labbra si toccarono e lui la cinse con le braccia...qualcosa cambiò. Lui non cercava più di dominarla. Sembrava volesse darle conforto. E quando le carezzò le punte dei capelli con l'altra mano, dolcemente, stropicciando i boccoli con delicatezza, Elena sentì un'ondata di fremente calore. [...] Non aveva altra scelta che arrendersi ad essa e sperare che alla fine la portasse in un luogo in cui avrebbe potuto vivere e respirare. Altrimenti, sarebbe annegata... Ma neppure quell'eventualità sembrava così tremenda, ora che poteva vedere che la marea era fatta di una serie di piccoli istanti legati assieme come una collana di perle. In ognuno di essi c'era una scintilla dell'ammirazione che Damon provava per lei: perle per il suo coraggio, per la sua intelligenza, per la sua bellezza. Sembrava che non ci fosse un singolo gesto da lei fatto né una parola da lei pronunciata che lui non avesse notato e racchiuso nel cuore come un tesoro."

"Elena non sarebbe mai riuscita a pensare a lui senza desiderarlo. E non sarebbe mai riuscita a pensare a lui senza che le venisse in mente Stefan. Non sapeva proprio che fare. Era nei guai."
"Elena si sentiva come se nella vita non avesse fatto altro che camminare sotto la volta alta e ombrosa dei rami. Non faceva freddo, ma l'aria era fresca. Non era buio, ma c'era poca luce. Non camminavano più sotto gli eterni raggi cremisi del gonfio sole rosso della prima Dimensione Oscura, ma in un crepuscolo senza fine."

"Dopo un tempo infinito nelle tenebre morbide e gentili, qualcosa costrinse Elena a tornare alla luce. La vera luce. Non la terribile penombra verde dell'Albero. [...] Stefan era colui che... colui che amava. Ma lui non aveva mai capito che l'amore non era al singolare. Non aveva mai capito che poteva essere innamorata di Damon e che questo non avrebbe cambiato di un atomo il valore del suo amore per lui. E quella mancanza di comprensione era stata così straziante e dolorosa che a volte si era sentita lacerata in due persone diverse."

Sul vampirismo, vedi gli altri link:

https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2020/04/storie-di-vampiri.html
http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/09/clarimonde-di-theophile-gautier.html
http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/10/thomas-preskett-prest-la-visita.html
http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/06/commento-al-vampiro-di-john-polidori.html
http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/06/gotico-di-sangue.html
http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/08/la-tomba-di-scolastica-e-filinnio.html
http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/08/il-ritorno-dei-morti-in-alcune-culture.html
http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/08/de-masticatione-mortuorum-lamia.html
http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/08/il-vampiro-nella-storia.html 
http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/09/il-vampiro-nella-letteratura-e-nella.html
http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/06/licantropi-vampiri-draghi-nelleuropa.html
http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/06/il-vampiro-dal-mulo-vlad-tepes.html 
https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2020/01/intervista-col-vampiro-caccia-al.html
https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2020/01/la-setta-dei-vampiri-gli-stralci-piu.html



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p.s No, non ho speso manco un centesimo per averli tutti... diciamo che mi sono stati regalati da una persona che non li voleva più