Wilhelm H. Wackenroder (1814)

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Due amanti, avidi di abbandonarsi interamente ai prodigi della solitudine notturna, risalivano quella notte con una leggera imbarcazione il fiume che scorreva davanti alla caverna del santo. Il raggio penetrante della luna rischiarava le loro anime fin nelle più intime profondità e le liberava dalla loro oscurità. Essi sentivano le loro emozioni più sottili sciogliersi ed unirsi per vogare in un flusso senza rive. Dall'imbarcazione si levavano verso gli spazi del cielo le onde d'una musica eterea. Oboi soavi e non so quali altri incantevoli strumenti esalavano un universo di fluttuanti sonorità, e in tale ondeggiamento sonoro si sentiva risalire questo canto:

Brezze soavi, voi scivolate sui prati e le morbide acque.
Raggi lunari, voi tessete giacigli d'amore per gli amanti
Con quale dolcezza di miele si riflette la tua volta
O Cielo!
L'amore illumina le stelle nel firmamento di stelle pieno
niente può squarciare i veli all'infuori dell'amore
caldo come l'estate.
E sotto un soffio che si distende sorridono acque e cielo.
Già il chiaro di luna stende sui fiori la sua sonnolenza.
Fra strani profumi la palma cantando oscilla
e la musica del sonno annuncia l'Amore senza pari.


(Da "Il meraviglioso racconto orientale del santo ignudo", 1814)