"I Notturni di Bonaventura" di Anonimo

"I Notturni di Bonaventura"  di Anonimo.  ("Nachtwachen des Bonaventura", 1804)

Il teschio non diserta mai la maschera che occhieggia, la vita non è che l'abito a sonagli che il Nulla indossa per tintinnare prima di stracciarselo di dosso. Che cos'è il Tutto? Nient'altro che il Nulla: esso si strozza da sé, e giù s'ingoia voracemente: ecco a che si riduce la perfida ciarlataneria secondo la quale esisterebbe qualcosa! Se infatti una sola volta lo strozzamento sostasse, il Nulla balzerebbe evidente agli occhi degli uomini da farli inorridire; i folli chiamano eternità questo fermarsi! Ma no, è proprio il Nulla invece, la morte assoluta - poiché la vita consiste solamente in un ininterrotto morire.

Io voglio guardare furente nel Nulla e affratellarmi con lui, in modo da non avvertire più residui umani quando infine mi ghermirà! Con te, vecchio alchimista, vorrei mettermi in cammino; solo, non devi mendicare per ottenere il cielo - non mendicare - espugnalo piuttosto, se ne hai la forza... smettila di mendicare; ti disgiungo a forza le mani! Ahimé! Che è questo - anche tu non sei che una maschera e mi inganni? Non ti vedo più, Padre - dove sei? Al tocco delle mie dita tutto si riduce in cenere e sul suolo non resta altro che una manciata di polvere, mentre un paio di vermi satolli strisciano via di soppiatto... Spargo questa manciata di polvere paterna nell'aria, e che cosa rimane - Nulla!  Di fronte sulla tomba, il visionario ancora indugia e abbraccia il Nulla! E l'eco nell'ossario chiama per l'ultima volta  - Nulla!


Per saperne di più: "Il Nichilismo" di Franco Volpi