Esoterismo e letteratura si intrecciano inestricabilmente nella vita dello scrittore austriaco Gustav Meyrink (il cui vero cognome era il più banale Meyer) nato nel 1868 e morto nel 1932.
L'origine di tale intreccio viene narrato da lui stesso in un breve brano di carattere autobiografico intitolato "Il mio risveglio alla veggenza". Lo scrittore racconta che fino al 1891 aveva avuto solo tre interessi: le donne, gli scacchi e il canottaggio. Colto da tedio esistenziale e oppresso da delusioni amorose, pensò di suicidarsi. Già aveva in mano la rivoltella, quando il commesso di una libreria fece scivolare sotto la porta del suo studio un opuscolo. "Presi il fascicolo e cominciai a sfogliarlo. Contenuto: spiritismo, occultismo, stregoneria. Questi argomenti, che fino ad allora avevo conosciuto solo per sentito parlare, a tal segno risvegliarono il mio interesse, che riposi la rivoltella nel cassetto..."
Ebbe inizio così una delle più singolari avventure nell'"Altrove Assoluto" che registri la storia della letteratura. L'interesse risvegliato da quell'opuscolo si trasformò presto "in un'ansia ardente di sapere, una sete struggente e inesauribile". Il giovane ex aspirante suicida si inoltrò così nel mare sconfinato dei libri d'occultismo e come tanti altri prima di lui, vi si perse senza essere in grado di individuare alcun approdo sicuro. Si mise dunque alla ricerca di qualcuno che potessse indicargli la giusta via, ma scuole yoga, congreghe di occultisti e gruppi spiritistici lo delusero. Poi, un giorno, si ricordò del consiglio di sant'Agostino: "Noli foras ire, in te ipsum redii: in interiore homine habitat veritas", e cercò dentro se stesso quella luce di infinito che invano era andato cercando nel mondo delle forme sensibili. Scoprì così che si era sviluppata in lui una vista interiore, una forma di preveggenza capace di far lume proprio su quell'universo sconosciuto rimasto fino ad allora impenetrabile: "Questo potere della visione fu proprio la causa prima che mi fece diventare scrittore [...] Avevo imparato a pensare con immagini e spesso ebbi visioni le quali, apertamente o simbolicamente, mi davano avvertimenti, consigli, insegnamenti."
La sua vita ne risultò trasformata. Si ritirò dalle attività di finanza e commercio e dal 1902 si dedicò in pratica a tempo pieno alla duplici e sovrapposta vita di ricercatore dell'Occulto e di narratore.
Iniziò da qui anche la leggenda del Meyrink "Mago", giunto in contatto con società segrete di ogni tipo, dal taoismo orientale all'ermetismo rosicruciano, all'alchimia kabbalistica ai residui del misticismo guerresco dei Templari; si disse che lo scrittore avesse avuto in dono la facoltà di parlare con gli spiriti angelici, secondo il metodo insegnato dall'inglese John Dee e che nei vicoli del ghetto ebreo di Praga gli fosse stata rivelata dai discendenti di Rabbi Loew l'arte di creare il Golem; si pensava che i seguaci della Società di Thule di origine iperborea gli avessero rivelato i misteri delle pratiche sciamaniche pre-ariane. Che emissari del Re del Mondo, giunti dalle segreta città di Agharta, perduta nel Deserto di Gobi, gli avessero spiegato la storia ignota dell'uomo e delle razze anteriori - discese dalle stelle - che in epoche remote popolavano il nostro pianeta. Di tutto ciò Meyrink lasciò ampia traccia nella sua opera narrativa. Destinata non tanto a raccontare, quanto piuttosto a rivelare in forma allegorica e romanzata le vie e i mezzi per raggiungere uno "stato" e una "conoscenza" d'ordine superiore.
Tutti i suoi scritti (cinque romanzi e quattro raccolte di racconti) disegnano una specie di immagine simbolica del cammino lungo la "Via del Risveglio": l'itinerario che percorre l'adepto per superare, in vita, la condizione umana, e riaccendere la scintilla divina presente in ciascuno di noi.
Nel romanzo "Der Golem" (1915) è già tracciata la tesi di fondo di Meyrink che peraltro è quella di tutte le tradizioni iniziatiche di Oriente e Occidente. La vita normale è "sonno". Ciò che noi chiamiamo agire e imparare altro non è che il frutto pressoché automatico di azioni meccaniche, che si dipanano sul piano materiale; chi limita se stesso a condursi su questo piano, si logora e si consuma come fa un meccanismo, che alla fine si rompe, e rimane materia inerte. Invece l'uomo risvegliato, grazie alla sapienza esoterica, rompe il guscio dell'animalità e fa ascendere la sua coscienza fino ai piani superiori dell'essere; "sveglio durante la vita", resterà tale anche dopo la morte fisica: sua, e soltanto sua, sarà l'eternità.
Tutto ciò Meyrink lo spiega ricorrendo a simboli tratti da tradizioni diverse: dalla Kabbalah alla teosofia di Madame Blavatsky, dalle dottrine ermetiche alla sapienza dei Veda, dal taoismo alla mistica tedesca pre-protestante. Questo impasto di sapienze differenti, amalgamato da una facilità narrativa non comune, e fatto lievitare da una fantasia sulfurea, grottesca e a tratti crudele, si conferma in opere di straordinaria originalità e suggestione (Nota di Lunaria: infatti Meyrink non è uno scrittore "facile"; piuttosto, alcuni suoi racconti vanno riletti più volte, vuoi per lo stile allegorico, vuoi per il contesto allucinato o delirante - vedi un racconto come "Danza Macabra", basato sull'avvelenamento da funghi, ma che alla prima lettura risulta stravagante)
Gershom Scholem, il massimo studioso contemporaneo delle dottrine kabbalistiche, nel suo saggio "La Kabbalah e il suo simbolismo" (1960), dopo aver passato in rassegna la trattazione romanzata del tema del Golem da parte di autori come Jacob Grimm, Achim von Arnim, E.T.A. Hoffmann, scrive che Meyrink "supera di gran lunga tutti questi tentativi: qui tutto è trasformato con i risultati più fantastici e, ancor più, deformato. Sotto la facciata - concepita con effetti del tutto esotici e futuristici - del ghetto di Praga e di una presunta Kabbalah vengono presentate idee di redenzione piuttoste indiane che ebraiche. Ma, pur con tutto il suo disordine impuro e arruffato, il Golem di Meyrink è avvolto da un'atmosfera inimitabile, dove elementi di incontrollabile profondità, anzi, di grandezza, si uniscono a un raro senso della ciarlataneria mistica e ad una singolare capacità di épater le bourgeois, impressionare i borghesi. Il Golem di Meyrink è in parte la materializzazione collettiva del ghetto con tutti i torbidi residui dello spettrale [...] Insomma, giungere ad un tutt'uno col Golem, identificarsi in esso, significa simbolicamente acquisire la sapienza superiore che garantisce l'immortalità."
Questi concetti fondamentali, la "Via del Risveglio" e l'identificazione con una creatura dotata di poteri magici, sono alla base anche degli altri romanzi scritti da Meyrink: "Il volto verde" (1916), "La notte di Valpurga" (1917), "Il Domenicano Bianco" (1921), "L'angelo della finestra d'occidente" (1927). In essi si sviluppa la tesi secondo la quale ciascun essere umano non rappresenta un io autonomo, ma è la manifestazione, nell'arco di un'esistenza terrena, di un dio o di un demone preesistente ed eterno. (Nota di Lunaria: forse Meyrink sviluppò in senso occulto la nota filosofia Ego-centrica dell'Unico di Max Stirner, e in senso a noi contemporaneo possiamo dire che Lavey riprese, potenziandola, l'intuizione di Meyrink)
Il cammino della redenzione, ovvero della riunificazione all'io superiore, vi è descritto in toni diversi, a volte terrificanti, a volte sereni: il che è conforme all'insegnamento esoterico che prevede diverse vie, alcune placide, altre mistiche, lunari, fiammeggianti, atroci, ardenti come il Sole.
I suoi racconti sono spesso storie scritte in uno stile asciutto ed essenziale, nelle quali ogni parola è tesa ad un unico scopo: la rivelazione dell'orrore che fermenta al di sotto di ogni comportamento in apparenza normale, la suggestione che sotto ogni anormalità palese se ne nasconde una ancora più grande, più atroce, tale da sconfinare nell'inverosimile e nell'assurdo. Il mondo delle apparenze vi è demolito, le forme quotidiane sono semplici mantelli che servono a celare il fantastico, il grottesco e il bizzarro.
Molte scuole esoteriche insegnano che il primo passo sulla Via del Risveglio consiste in un brusco scossone, uno shock subitaneo e feroce che demolisce la placida animalità della carne per dar luogo a una brama ardente e insaziabile di infinito. I racconti di Meyrink testimoniano quanto rude e crudele possa essere il principio del cammino che porta verso l'altrove assoluto e quanto sorprendenti possano essere le figure che ci accompagneranno lungo la strada.
Bibliografia
Le opere e traduzioni in italiano:
- Das Wachsfigurenkabinett (1907) ["Il baraccone delle figure di cera"; ripubblicato col titolo "Racconti di cera"]
- Der Golem (1915) [Il Golem]
- Das Grüne Gesicht (1916) [La faccia verde]
- Walpurgisnacht (1917) [La notte di Valpurga]
- Der weisse Dominikaner (1921) [Il Domenicano Bianco]
- An der Grenze des Jenseits (1923) [Alla frontiera dell'aldilà]
- Das Haus der Alchimisten (1926) [La casa dell'alchimista]
- Der Engel von westlichen Fenster (1927) [L'angelo della finestra d'occidente]
Altri racconti tradotti in italiano: "Il cardinale Napellus", "Il diagramma magico"
Approfondimento sul Romanticismo Tedesco: http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/08/introduzione-al-romanticismo-tedesco.html
Su Hoffmann, vedi: http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2018/01/introduzione-ad-eta-hoffmann-e-alla.html